Comunicato della ministra della cultura Christine Albanel il 22 ottobre 2007

http://www2.culture.gouv.fr/culture/actualites/communiq/albanel/maorie07.html

CAA Douai, Formation plénière, 24 luglio 2008, 08DA00405, Publié au recueil Lebon

Considerando che dai documenti del fascicolo di prima istanza risulta che il verbale della sentenza contiene l’avallo e l’analisi della richiesta e delle memorie delle parti; che, di conseguenza, la suddetta sentenza non ha disatteso le disposizioni dell’articolo R. 741-2 del Codice di Giustizia Amministrativa, secondo cui la decisione contiene l’analisi delle conclusioni e delle memorie, e non è, pertanto, viziata da irregolarità;
Sulla legalità della decisione contestata :
Considerando che secondo l’articolo L. 1 del codice del patrimonio: Per patrimonio si intendono, ai sensi del presente codice, tutti i beni, reali o mobili, appartenenti alla proprietà pubblica o privata, che presentano un interesse storico, artistico, archeologico, estetico, scientifico o tecnico; che l’articolo L. 111-1 dello stesso codice prevede che: I beni appartenenti alle collezioni pubbliche e alle collezioni dei Musei di Francia, (…) sono considerati tesori nazionali; che secondo i termini dell’articolo L. 111-1 del codice del patrimonio sono considerati tesori nazionali. 442-1 del suddetto codice: Le missioni permanenti dei musei di Francia sono: / a) Conservare, restaurare, studiare e arricchire le loro collezioni; / b) Rendere le loro collezioni accessibili al più ampio pubblico possibile; / c) Progettare e realizzare azioni educative e di divulgazione volte a garantire un accesso uguale per tutti alla cultura; / d) Contribuire al progresso della conoscenza e della ricerca nonché alla loro diffusione; secondo l’articolo L. 451-3: Les collections des musées de France sont imprescriptibles et selon l’article L. 451-4: Toute cession de tout ou partie d’une collection d’un musée de France intervenue en violation des dispositions de la présente section est nulle. (…); che in applicazione dell’articolo L. 451-5: I beni che costituiscono le collezioni dei musei di Francia appartenenti a una persona pubblica fanno parte del suo dominio pubblico e sono, come tali, inalienabili. / Qualsiasi decisione di declassificare uno di questi beni può essere presa solo dopo l’assenso di una commissione scientifica, la cui composizione e modalità di funzionamento sono stabilite per decreto;

Considerando che il Museo di Storia Naturale, Etnografia e Preistoria della CITTÀ DI ROUEN ha ricevuto la designazione di Museo di Francia e contiene nelle sue collezioni, e dal 1996 all’interno delle riserve, una testa Maori naturalizzata con tatuaggi rituali, che gli fu donata nel 1875 da M. Drouet; che, per delibera, il Museo di Storia Naturale, Etnografia e Preistoria della CITTÀ di ROUEN ha ricevuto la designazione di Museo di Francia. Drouet; che, con risoluzione del 19 ottobre 2007, il consiglio comunale della CITTÀ DI ROUEN ha deciso di autorizzare, in vista della sua sepoltura secondo i riti ancestrali, il ritorno della testa Maori in Nuova Zelanda e la firma dell’accordo che formalizza le condizioni di questo ritorno tra la CITTÀ DI ROUEN e il Museo Te Papa di Wellington, che è responsabile dell’identificazione della tribù originale e, in mancanza, della sepoltura nell’area sacra appositamente allestita per questo scopo all’interno del museo; che è costante che questa proprietà, per la quale l’assenso della commissione scientifica nazionale delle collezioni dei musei di Francia non era stato ottenuto e nemmeno richiesto, non era stata, inoltre, prima della delibera, oggetto di alcuna declassificazione, contrariamente alle disposizioni dell’articolo L. 451-5 del Codice del Patrimonio;

Considerando che, per evitare l’applicazione delle suddette disposizioni del Codice del Patrimonio, il CITTADINO DI ROUEN si è appoggiato esplicitamente all’articolo 16-1 del Codice Civile risultante dalla Legge n. 94-653 del 29 luglio 1994, secondo il quale: Ogni persona ha diritto al rispetto del proprio corpo / Il corpo umano è inviolabile. / Il corpo umano, i suoi elementi e i suoi prodotti non possono essere oggetto di un diritto di proprietà; che, inoltre, secondo l’articolo 16-5 dello stesso Codice: Gli accordi il cui effetto è quello di conferire un valore patrimoniale al corpo umano, ai suoi elementi o ai suoi prodotti sono nulli; che, tuttavia, le suddette disposizioni del Codice del Patrimonio, che rendono inalienabile la proprietà di un’entità pubblica che costituisce una collezione di musei francesi, pongono questa proprietà sotto un regime di protezione speciale distinto dal diritto di proprietà stabilito nell’articolo 16-1 del Codice Civile; che, di conseguenza, poiché il suddetto articolo non aveva né l’oggetto né l’effetto di ostacolare l’esercizio di un regime di dominio pubblico su un resto umano in applicazione delle disposizioni del Codice del Patrimonio, e poiché non implica, di per sé, la restituzione della testa Maori alla Nuova Zelanda, la CITTA’ DI ROUEN non ha il diritto di sostenere che potrebbe autorizzare la restituzione di questa proprietà senza rispettare la procedura di declassificazione prevista dall’articolo L. 451-5 del Codice del Patrimonio;

Loi n° 2002-323 du 6 mars 2002 relative à la restitution par la France de la dépouille mortelle de Saartjie Baartman à l’Afrique du Sud

Articolo 1 (unico) A partire dalla data di entrata in vigore della presente legge, i resti dei resti mortali della persona conosciuta come Saartjie Baartman cessano di far parte delle collezioni dell’istituto pubblico del Museo Nazionale di Storia Naturale.

A partire dalla stessa data, l’autorità amministrativa ha un periodo di due mesi per restituirli alla Repubblica del Sudafrica.

VIDEO. «Monstres humains»: «La "Vénus hottentote" fascine encore car elle  incarne une conjonction de formes d'exploitation »

Articolo L 451-5 codice del patrimonio

I beni che compongono le collezioni dei musei di Francia appartenenti a un’entità pubblica fanno parte del loro dominio pubblico e sono, come tali, inalienabili.

Qualsiasi decisione di declassificare uno di questi beni può essere presa solo dopo aver ricevuto l’assenso del Consiglio Superiore dei Musei di Francia.

 Cass. 1 civ. 16 septembre 2010, 09-67.456, “Our Body”, Publié au bulletin

Considerando che la società lamenta che la sentenza impugnata (Parigi, 30 aprile 2009) ha stabilito che vi erano motivi per un procedimento sommario e che le è stato vietato di continuare l’esposizione dei corpi e delle parti anatomiche contestati, mentre, secondo i motivi del ricorso:

1° / che il collegio dei procedimenti sommari è competente a prescrivere le misure protettive o di ripristino necessarie per porre fine a una turbativa solo se questa è manifestamente illegale, cioè del tutto evidente, consistendo in una chiara violazione dello stato di diritto; che la sua competenza deve quindi essere esclusa in caso di seri dubbi sulla natura illegale della turbativa invocata; che nel caso in questione, la Corte d’Appello, che da un lato ha proceduto a un vero e proprio dibattito sostanziale sul significato da dare all’articolo 16-1-1 del Codice Civile e sulla sua possibile applicabilità al caso in questione e che, dall’altro, ha ricordato i termini delle forti divergenze che opponevano le parti sull’origine lecita o illecita degli enti contesi non ha tratto le conclusioni che seguivano dalle sue stesse constatazioni considerando che non era in presenza di un serio dubbio sulla natura illegale del presunto disturbo invocato, ma di una chiara violazione di questo stesso articolo 16-1-1, che giustificava la necessità di un’ingiunzione provvisoria, e quindi violava l’articolo 809 del Codice di Procedura Civile;

2° / che il rispetto dovuto al corpo umano non cessa con la morte e i resti di persone decedute, comprese le ceneri di coloro i cui corpi sono stati cremati, devono essere trattati con rispetto, dignità e decenza; che nel caso in questione, per determinare se i corpi esposti erano stati trattati con rispetto, dignità e decenza, la Corte d’Appello ha cercato di determinare se avevano un’origine legittima e, più in particolare, se le persone interessate avevano dato il loro consenso in vita all’uso dei loro corpi; che basandosi su questi motivi inoperanti, mentre rifiutava, come le era stato chiesto, di esaminare le condizioni in cui gli organi erano stati presentati al pubblico, la Corte d’Appello ha privato la sua decisione di una base legale alla luce dell’articolo 16-1-1 del Codice Civile;

3° / che, inoltre, la Corte d’Appello ha notato espressamente che “il rispetto del corpo non proibiva la visione della società della morte e i rituali religiosi o non religiosi che la circondano nelle diverse culture, che rendevano possibile mostrare ai visitatori di un museo mummie rimosse dalle loro tombe, o anche esporre reliquie, senza causare indignazione o disturbo dell’ordine pubblico”; che la corte d’appello ha privato la sua decisione di una base giuridica alla luce dell’articolo 16-1-1 del Codice Civile non indagando, come il suo stesso ragionamento avrebbe dovuto indurla a fare, se, precisamente, la mostra in questione non fosse destinata ad ampliare il campo della conoscenza, in particolare grazie alle tecniche moderne, rendendola accessibile al grande pubblico, sempre più curioso e interessato ad aumentare il suo livello di conoscenza, Non si può fare alcuna differenza oggettiva tra l’esposizione della mummia di un uomo che, vista l’essenza stessa del rito di mummificazione, non ha mai dato il suo consenso all’uso del suo cadavere e quella, come nel caso presente, di un corpo dato al pubblico per scopi artistici, scientifici ed educativi;

4° / che, infine, chi pretende l’adempimento di un’obbligazione deve provarla; che in questo caso, avendo affermato che spettava alla società Encore Events, convenuta nel procedimento sommario, provare l’origine lecita e non fraudolenta degli enti contestati e l’esistenza di consensi autorizzati, la Corte d’appello ha invertito l’onere della prova e ha così violato l’articolo 1315 del Codice Civile;

Ma considerando che ai sensi dell’articolo 16-1-1, paragrafo 2, del Codice Civile, i resti di persone decedute devono essere trattati con rispetto, dignità e decenza; che l’esposizione di cadaveri per scopi commerciali ignora questo requisito;

Che avendo notato, con motivi adottati e non criticati, che la mostra in questione perseguiva tali fini, i giudici di seconda istanza hanno semplicemente usato i poteri di cui dispongono ai sensi dell’articolo 16-2 del Codice Civile vietandone la continuazione; che il motivo è infondato;