- I. Cos’è un Museo ?
- II. Le forme di gestione dei Musei
- 1.1 Gestione da parte di un’unica entità pubblica : “la régie”
- 1.2. Gestione trasferita a uno o più enti pubblici
- 1.2.1. L’EPCC (istituzione pubblica per la cooperazione culturale)
- 1.2.2. Il GIPC (Gruppo di interesse pubblico con uno scopo culturale)
- 1.3. Gestione delegata a un privato
- 1.3.1. Gestione delegata a un privato con un obiettivo commerciale
- 1.3.2. Gestione delegata mista (diritto privato e pubblico): la Société d’Economie Mixte Locale
- 1.3.3. Gestione delegata a una persona giuridica di diritto privato e pubblico: la Société Publique Locale
- 2. La gestione di un museo di diritto privato
I. Cos’è un Museo ?
Art. L. 410-1 codice del patrimonio : “Ai fini di questo Libro, un museo è qualsiasi collezione permanente di oggetti la cui conservazione e presentazione sono di interesse pubblico e che è organizzata per la conoscenza, l’educazione e il godimento del pubblico”.
Art. L. 410-2 c. pat. : “I musei delle autorità locali o dei loro raggruppamenti sono organizzati e finanziati dall’autorità a cui appartengono.
I musei delle autorità locali o dei loro raggruppamenti a cui è stata concessa la denominazione “Musée de France” sono regolati dagli articoli L. 441-1 e seguenti e sono soggetti al controllo scientifico e tecnico dello Stato alle condizioni previste dagli stessi articoli”.
Art. L. 410-4 c. pat. : “I musei dipartimentali o comunali possono essere dotati di stato civile, su richiesta dei dipartimenti o dei comuni che li possiedono, per decreto del Consiglio di Stato”.
Art. L. 441-1 c. pat. : “La denominazione “Musée de France” può essere concessa a musei appartenenti allo Stato, ad un’altra persona giuridica di diritto pubblico o ad una persona giuridica senza scopo di lucro di diritto privato.”
Art. L. 441-2 c. pat. : “Le missioni permanenti dei musei di Francia sono
a) Conservare, restaurare, studiare e arricchire le loro collezioni;
b) Rendere le loro collezioni accessibili al pubblico più ampio possibile;
c) Progettare e realizzare attività educative e di divulgazione volte a garantire un accesso uguale per tutti alla cultura;
d) Contribuire al progresso della conoscenza e della ricerca e alla loro diffusione.
Elaborano un progetto scientifico e culturale che specifica il modo in cui si adempiono queste missioni. Il progetto deve includere una componente educativa che specifichi le attività e i partenariati proposti alle scuole”.
II. Le forme di gestione dei Musei
Osservazioni generali:
– Carattere centralizzato dello Stato francese
– Processi di decentramento. 1982, 2015
– Sviluppo dell'”amministrazione contrattuale”
1. Il servizio pubblico culturale (Museo pubblico)
Introduzione : Cos’è il servizio pubblico in Francia ?
– Nozione
– Forme
– Regime
La maggior parte dei musei francesi sono servizi culturali pubblici e possono essere gestiti da una persona giuridica di diritto privato o pubblico. Le modalità di gestione si sono diversificate, permettendo una sempre maggiore autonomia di gestione e la ricerca di una migliore “redditività”, pur mantenendo per legge il controllo scientifico e tecnico dello Stato (per garantire la protezione del patrimonio culturale in Francia). Le modalità di questo controllo sono fissate per decreto.
Le finanze di un museo pubblico provengono quasi esclusivamente da sovvenzioni pubbliche, sia dallo Stato che dagli enti locali (il 60% dei musei francesi sono in questa situazione). Il metodo di gestione scelto ha un impatto sulla capacità di autodeterminazione e autofinanziamento del museo, e quindi sul suo inserimento in una possibile logica economica.
1.1 Gestione da parte di un’unica entità pubblica : “la régie”
1.1.1. Gestione diretta
Qualsiasi servizio pubblico può essere gestito direttamente, o da un’autorità locale o da un’entità giuridica autonoma (per esempio un’università, come nel caso di molti musei universitari).
La gestione diretta è ancora la forma più comune di gestione nei 1600 musei francesi. L’autorità locale ha un controllo totale sul museo, che è un servizio pubblico tra gli altri. L’autorità di supervisione fornisce tutto:
- il personale che vi lavora (agenti statali o territoriali)
- Attrezzature (veicolo di servizio, computer, ecc.)
- Fluidi
- Tutto il supporto normativo (assicurazione, lavoro di conformità)
- Manutenzione
- il finanziamento delle attrezzature (mostre, acquisizioni, ecc.).
Questo è un modo antieconomico di gestire perché i manager del museo non possono recuperare le entrate aggiuntive o i risparmi operativi che ottengono dal bilancio del museo. La maggior parte degli utenti non paga il costo reale del servizio che ricevono.
Inoltre, il processo decisionale è rigido, dato che qualsiasi cambiamento nell’operazione, anche minore (per esempio le tariffe), deve essere convalidato dall’organo di controllo (consiglio comunale, consiglio dipartimentale, decreto ministeriale, ecc.)
1.1.2. Gestione autonoma
Questo tipo di gestione permette l’autonomia finanziaria ma non quella morale: il sindaco/presidente del dipartimento o della regione, o il ministro rimane il rappresentante legale del museo. Il bilancio del museo è un “bilancio sussidiario” dell’ente locale: il costo delle attrezzature è quindi chiaramente identificato.
1.1.3. Gestione personalizzata
1.1.3.1. Service public administratif (SPA)
Questa modalità di gestione offre autonomia finanziaria e morale:
- Il consiglio di amministrazione prende decisioni (tariffe, ecc.), il direttore le attua
- Il rappresentante legale è il Presidente del Consiglio.
- Il personale viene reclutato dal consiglio e poi gestito dal direttore
1.1.3.2. Service public industriel et commercial (SPIC)
Nel caso delle SPIC (interesse commerciale), solo il direttore e il contabile sono soggetti al diritto pubblico. Il resto del personale è soggetto al diritto privato. È il direttore che rappresenta il museo e ordina le spese. Ma è il consiglio di amministrazione che stabilisce le tariffe, per esempio.
1.2. Gestione trasferita a uno o più enti pubblici
Gli enti pubblici sono creati dalle autorità locali o dallo Stato per assumere una competenza specifica: diffusione della musica attuale, pratiche artistiche, conservazione del patrimonio. L’istituto pubblico sarà quindi qualificato, secondo la competenza che attua, come EPIC (industriale e commerciale) o EPA (amministrativo) o EPCC (cooperazione culturale).
Secondo il diritto pubblico, gli EP sono gestiti da un consiglio di amministrazione e da un direttore, nominati dalle autorità politiche, che hanno un controllo indiretto sulla strategia dell’istituzione, ma che hanno un certo grado di autonomia nella gestione dell’istituzione.
Il personale di un’istituzione pubblica può dunque essere soggetto al diritto privato, eccetto per gli EPA (legge del 26/1/1984) e per il contabile e il direttore di un EPIC
I punti di forza sono senza dubbio :
- Più autonomia decisionale per il direttore
- Stimolare la cooperazione e il partenariato (mettere in comune le risorse e il processo decisionale degli attori)
- Permette di considerare il museo (struttura culturale) come avente un impatto economico (EPIC)
Ci sono due trappole da considerare:
- Le comunità riunite nell’AC devono tornare alle loro assemblee deliberative per agire su certe decisioni. Il calendario delle decisioni può diventare estremamente lungo;
- Il museo deve allora acquisire tutte le risorse di gestione amministrativa di cui ha bisogno per funzionare (mentre nel sistema di gestione diretta sono fornite dall’autorità “madre”): i propri veicoli, pagare i propri dipendenti, il che può quindi rivelarsi rapidamente più costoso per un’autorità che avere un servizio finanziario comune a più strutture. Il museo deve avere tutto il personale necessario per il suo funzionamento (contabile, elettricista, informatico, ecc.), anche se può non averne bisogno a tempo pieno.
Per esempio: la fusione di SAS Paris Musées e dei musei della città in un APE nel 2012
1.2.1. L’EPCC (istituzione pubblica per la cooperazione culturale)
Creato per incoraggiare i partenariati culturali tra enti locali (con o senza lo Stato) nel quadro del decentramento, il suo scopo non può essere un servizio fornito dall’ente locale o dallo Stato (per esempio la gestione del registro civile). Gli EPCC mirano a sostenere lo sviluppo dei territori e l’accesso alla cultura per tutti, nel cuore dei territori in cui sono creati
La loro creazione “ex nihilo” differisce dalla loro creazione a partire da una struttura preesistente regolata dal diritto pubblico, e in quest’ultimo caso le trasformazioni nella modalità di gestione arrivano fino a grandi cambiamenti nella modalità di gestione del personale e quindi dei movimenti sociali per esempio, o delle difficoltà nel trasferimento della proprietà delle collezioni.
Amministrata da un consiglio di amministrazione (con un presidente) e un direttore, permette di raggruppare le strutture in un’unica organizzazione (messa in comune delle risorse). Gli enti pubblici devono mantenere la maggioranza nel consiglio di amministrazione.
Tutti i settori culturali sono interessati (decreto 2002-1172 dell’11/9/2002; circolare interministeriale n°2003/005 del 18 aprile relativa all’attuazione della legge sulla creazione di istituti pubblici di cooperazione culturale).
Il suo principale svantaggio è che un ente locale da solo non è autorizzato a creare un EPCC (articolo LI431.1 del codice generale degli enti locali); deve associarsi con altri attori per farlo, il che ostacola la volontà di molti, soprattutto politici.
Inoltre, lo status del personale e i suoi diritti e doveri devono essere chiaramente definiti in anticipo.
1.2.2. Il GIPC (Gruppo di interesse pubblico con uno scopo culturale)
La GIPC è in effetti un contratto che lo Stato e/o gli enti locali stipulano con diversi attori del settore privato per creare un’istituzione pubblica senza scopo di lucro (un programma di ricerca spaziale, per esempio). Il suo principale svantaggio è la sua durata limitata, che è incompatibile con le missioni di conservazione del patrimonio della maggior parte dei musei.
Esempio : GIPC Centre de Recherche du Château de Versailles https://chateauversailles-recherche.fr/
1.3. Gestione delegata a un privato
La gestione di un museo può essere delegata a un privato. Questo è stato il caso di molti musei sociali nati da collezioni fatte da testimoni di un’attività in via di estinzione, come l’attività rurale o mineraria, e gestiti dall’associazione locale di riferimento su questo tema, con tutte le difficoltà inerenti al problema della gestione di fatto, cioè che la persona che autorizza la spesa non può essere quella che riceve il denaro.
1.3.1. Gestione delegata a un privato con un obiettivo commerciale
È un metodo di gestione che permette una grande flessibilità e reattività organizzativa, per esempio nei settori in cui gli orari devono essere adattati ai vincoli dell’attività (siti turistici). In cambio, il delegato incassa le entrate.
Quando l’autorità locale cede i suoi diritti di gestione a un privato per un lungo periodo di tempo, che generalmente include la costruzione degli edifici stessi, si parla di concessione di servizio pubblico. Il concessionario ha la responsabilità di realizzare profitti significativi. Questo tipo di delega di gestione non riguarda attualmente i musei pubblici, che non sono molto redditizi in termini di costi di gestione delle collezioni, e sono di scarso interesse per i potenziali concessionari che vogliono ottenere un profitto.
Per esempio, la fondazione Culturespaces http://www.fondation-culturespaces.com/fr/home gestisce dodici siti affidati in concessione da enti pubblici, tra cui il museo Jacquemart André a Parigi (https://www.musee-jacquemart-andre.com/) che appartiene à l’Institut de France (https://www.institutdefrance.fr/), e l’Hôtel de Caumont ad Aix, acquistato per 10 milioni di euro, senza un centesimo dallo Stato (http://www.caumont-centredart.com/).
Per quanto riguarda i musei, la gestione è spesso mista perché la creazione della struttura è generalmente fatta a monte dalle autorità pubbliche, poi il delegato ottiene la delega per un breve periodo, e l’autorità locale mantiene il controllo sulla gestione della struttura, come nel caso delle società semipubbliche e delle SPL.
1.3.2. Gestione delegata mista (diritto privato e pubblico): la Société d’Economie Mixte Locale
Gli enti locali possono creare SEML in generale per operazioni con una connotazione economica e commerciale (sviluppo urbano, turismo) ma il cui obiettivo deve essere di “interesse generale”.
La comunità diventa azionista (non possiede tutto il capitale).
Una singola autorità locale può creare una SEML il cui direttore ha poteri di gestione. La SEML è finanziata in parte dagli utili realizzati.
Solo le attività dei siti museali con un numero molto elevato di turisti riescono ad essere gestite parzialmente come SEML (la Cittadella di Besançon negli anni ’90), con una parte del personale che rimane dell’ente locale (personale scientifico delle collezioni in generale).
In generale, l’EPCC è scelto oggi come metodo di gestione se diverse comunità sono d’accordo.
1.3.3. Gestione delegata a una persona giuridica di diritto privato e pubblico: la Société Publique Locale
L’ente locale può di nuovo creare da solo la SPL ma, contrariamente alla SEM, ne detiene tutto il capitale (articolo L1531-1 del CGCT).
Il SPL deve avere un obiettivo che rientra nella competenza dell’autorità pubblica che lo crea.
La supervisione dell’ente locale è importante, avvicinandosi alla gestione per régie, ma permettendo l’integrazione di obiettivi commerciali, come è avvenuto nel 2012 con la creazione della SPL “réunion des musée régionaux” con l’obiettivo di contribuire all’attrattività dell’isola e quindi al turismo.
2. La gestione di un museo di diritto privato
2.1. Bilanciare le spese e le entrate
Di fronte alle istituzioni sovvenzionate, in Francia si stanno sviluppando musei finanziati da privati, seguendo il modello nordamericano dove più della metà dei musei sono privati. In Francia, questi musei privati dipendono principalmente dalle seguenti entrate:
- affitto di locali per eventi organizzati da aziende, servizi di protocollo, artisti, ecc.
- biglietteria, vendita di negozi, ristoranti del museo
- vendita di collezioni (se il museo non è classificato come museo di Francia o se la collezione non è soggetta a un regolamento specifico che vieta la vendita (vedi status delle collezioni). Queste vendite riguardano esemplari che non si adattano bene alla collezione
Poiché la redditività è essenziale, i musei privati favoriscono la creazione o l’affitto di mostre popolari, dove le collezioni presentate sono famose e suscettibili di attirare un grande pubblico. Una ricca gamma di strumenti educativi è spesso presente.
Per esempio, e secondo un’equazione ormai ampiamente copiata dai musei pubblici, un progetto espositivo privato moltiplica le fonti di entrate: 20% dalle feste aziendali, 10% dai ristoranti, 15% dal bookshop, 55% dalla vendita dei biglietti (musei pubblici: la sovvenzione copre dal 70% al 100% delle spese)
2.2. Acquisizione (gestione) di collezioni in un museo privato
2.2.1. Tipologia
Per quanto riguarda l’acquisizione/gestione delle collezioni, si incontrano diverse modalità:
- Se le collezioni ricadono sotto lo statuto dei Musei di Francia o sotto proprietà pubblica, come nei musei Maillol o Jacquemart André, il museo assume solo i costi di gestione e sviluppo;
- Il museo privato può anche costruire le proprie collezioni, come avviene per molti musei privati, spesso tematici, o come avviene, per esempio, per la Pinacothèque (Parigi), dove, grazie ai depositi dei collezionisti che sono molto coinvolti fino all’allestimento delle mostre, il museo deve solo compensare i depositanti fino a una soglia fissata in precedenza. Il loro interesse deve essere grande perché un’opera in loro possesso, esposta in una grande retrospettiva o in una mostra evento, può vedere moltiplicarsi il suo valore;
- Il Museo di Lettere e Manoscritti, le cui collezioni sono costruite attraverso la proprietà congiunta con privati, è un caso molto interessante.
2.2.2. Alcuni esempi di musei privati
La Pinacothèque (www.pinacotheque.com): società commerciale aperta nel 2007, il suo azionista è The Art Heritage Group, una holding con sede in Olanda. Questo museo è reso possibile dal deposito di collezionisti privati, anonimi o meno
Musée des lettres et des manuscrits (www.museedeslettres.fr/public): gestito dalla società Aristophil creata nel 1990 (attualmente 10.000 membri e 40 dipendenti). In cambio di benefici fiscali, il museo offre ai suoi membri la possibilità di acquistare collezioni per il museo in cambio di un “contratto di custodia, conservazione ed esposizione”. Aristophil è diventato così il comproprietario di 75.000 documenti che espongono (o no), tra cui gli originali di Verlaine, la corrispondenza di Émile Zola, e La Belle et la Bête di Jean Cocteau.
Musée Maillol (www.museemaillol.com): poiché il solo nome dell’artista non è abbastanza attraente, il museo organizza grandi mostre con i mercanti d’arte per attirare il pubblico; i galleristi che collaborano possono poi ottenere lo status di fondazione all’estero e ricevere donazioni.
III. Il caso delle antenne locai dei musei parigini
A. Il Centre Pompidou Metz
[Fonte : sito del Centre Pompidou Metz] : Il Centre Pompidou-Metz è un Ente Pubblico di Cooperazione Culturale (EPCC), i cui membri sono Metz Métropole, la Regione Grand Est, la Città di Metz, il Centre Pompidou e lo Stato. Questo status garantisce l’autonomia delle scelte scientifiche e culturali della nuova istituzione, l’impegno e il controllo delle autorità locali, che sono responsabili del suo finanziamento, e la sua vicinanza al Centre Pompidou, rispetto al quale il Centre Pompidou-Metz ha lo status di organizzazione associata.
Le autorità locali contribuiscono al bilancio operativo
come segue:
Metz Métropole: contributo di 5,15 milioni di euro
Regione Grand Est: contributo di 4 milioni di euro
Città di Metz: contributo di 0,55 milioni di euro
I posti nel consiglio di amministrazione del Centre Pompidou-Metz sono condivisi tra il Centre Pompidou, lo Stato, Metz Métropole, la Regione Grand Est e la Città di Metz. Il Presidente del Consiglio Dipartimentale della Mosella e il Presidente del Consiglio di Sorveglianza del Gruppo Wendel, uno sponsor fondatore, partecipano al Consiglio di Amministrazione come persone qualificate.
Conformemente alle norme che regolano il funzionamento degli EPCC, il direttore del Centre Pompidou-Metz gode di un ampio grado di autonomia nelle questioni culturali e scientifiche. Ai sensi del Code général des collectivités territoriales, è nominata dal presidente dell’EPCC su proposta del consiglio di amministrazione che delibera con una maggioranza di due terzi.
La creazione del Centre Pompidou Metz ha rappresentato il primo esempio di decentramento di un edificio pubblico culturale.